venerdì 11 dicembre 2015

Unici. Perfetti.

“Sapeva di nettare e sale. Nettare, sale e mele. Polline, stelle e cardini. Sapeva di racconto di fate. Ragazze-cigno a mezzanotte. Panna sulla punta della lingua di una volpe. Sapeva di speranza”.
La chimera di Praga, di Laini Taylor

Ho letto questa frase, stasera, dopo un paio di giorni di riflessione e confusione. 

Cavolo, come ogni volta che mi sforzi di non cedere alla semplicità del caso, capitino delle cose, così, per caso...

Questo libro, inizia così...
"C’era una volta un angelo che s’innamorò di un diavolo, ma il loro era un amore impossibile".

Non leggerò questo libro, perchè non ci credo. 

Non credo alla distinzione tra angeli e diavoli, non esistono belle persone e persone brutte.

Esistono gesti, esistono azioni, esistono situazioni. Esiste la legge di causa/effetto, e anche la legge di Murphy. Esitono anche gli gnomi.

Ma non esistono le persone buone, non esistono le persone angelo e nemmeno quelle cattive, non esistono neanche le persone diavolo!

E secondo me, sapete come va a finire questo libro?

Che l'angelo riuscirà a vedere nel diavolo quello che nemmeno lui aveva mai visto.
Penetrerà nei suoi occhi, li un po' ci si perderà, e scoprirà che è molto più angelo di quanto pensi lui stesso.
Lui, all'inizio si sentirà inadeguato, sarà spaventato e proverà a convincersi che non è lei, la sua perfetta metà.
Ma alla fine, alla fine non riuscirà a rinunciare a lei, lei che è stata la sua salvezza, senza far nulla, lei che solo entrando nei suoi occhi gli aveva svelato quanto angelo c'è in ogni diavolo!
Lei sarà li, ad aspettare, perchè quando aveva penetrato la prima volta quello sguardo, lo aveva capito subito, di essere quella perfetta metà.
Lei per lui, lui per lei!
Senza cambiare, semplicemente se stessi.
Lontani dalle apparenze e dalle convenzioni.
Non angeli e nemmeno diavoli. Perfetti nella loro unicità!








martedì 8 dicembre 2015

La Principessa Fortunata lo sa, che Babbo Natale esiste!


Per anni la Principessa Fortunata non scrisse nessuna lettera a Babbo Natale.
Ogni anno, la sua venuta, sotto lo stesso albero decorato con le stesse luci, accanto alla stessa capanna in legno con troppi Gesù bambino, significava rudimentali incarti di carta riciclata da altri Natali e la sorpresa era soltanto quella di far finta di credere, anno dopo anno, che Babbo Natale esistesse!
Ma era una Principessa Fortunata, perché quei Natali, fatti di pigiami di felpa rosa e calzamaglie di lana, impregnarono un angolo della sua mente.
Il Natale, un giorno fatto di lasagne e polpette, di panettoni e pandori, di chiasso, di tavolate immense, di calzamaglie di lana e pigiami di felpa rosa.
Un giorno semplice e facile, che iniziava con la messa di mezzanotte, continuava con il vinile scricchiolante "Tu scendi dalle stelle", pacchetti aperti con cura in modo che l'anno dopo la carta fosse ancora utilizzabile. 
La doccia della mattina, i vestiti della festa, il camino acceso, i mandarini, la frutta secca e una certa noia, travestita da serenità. O il contrario!
La Principessa Fortunata non ha mai creduto davvero a Babbo Natale, che peccato!
Dopo i pigiami di felpa rosa e le calzamaglie in lana, arrivarono gli anni dei regali più importanti e anche quelli della letterina.
Iniziò a scriverla quando scoprì che erano tutti talmente concentrati su se stessi da non sapere davvero quali fossero i desideri degli altri.
Letterine piene di cose materiali, costose, bellissime.
La Principessa Fortunata aveva avuto modo di sapere cosa fosse davvero il Natale, ma con gli anni se lo dimenticò.
Arrivarono le letterine e i regali preziosi, nessun pigiama di felpa rosa e nemmeno calzamaglie di lana.
Sparì la messa di mezzanotte e anche il vinile gracchiante.
Al posto del camino acceso, dei mandarini e della frutta secca, arrivarono spesso oggetti costosissimi e bellissimi, che riuscirono solo momentaneamente e in maniera illusoria a sostituire quella noia travestita da serenità, o forse il contrario!
Rimaneva l'albero e la casetta di legno.
E la Principessa Fortunata iniziò a pensare che il Natale non fosse nulla, nulla di più di una di quelle giornate dove tutti dovessero fingersi felici e sereni. Un po' meno cattivi, un po'più profondi.
Lei si scopriva spesso malinconica, il giorno di Natale, e comunque, nonostante le letterine e i regali bellissimi e preziosi, svuotata!
Iniziò a desiderare che il mese di dicembre passasse il più velocemente possibile, crogiolandosi nella speranza, che il successivo, di mese, quello di gennaio, che lei inaugurava con il suo compleanno, portasse allegria, gioia e nuove cose belle!

Poi, un giorno, si trovò a pensare, che non era un albero e nemmeno una casetta di legno che facevano del Natale il Natale.
Fu quel giorno, che si accorse che lei che cosa fosse in Natale, lo sapeva. 
E che quei Natali, quei giorni semplici, lo erano perché non c'erano letterine, non c'erano regali preziosi e bellissimi, ma c'era l'amore!

E che Babbo Natale esisteva. 

Era quello che arrivava quando i desideri erano autentici e semplici. 
Quando gli occhi chiedevano sguardi, il naso chiedeva odori, il corpo chiedeva abbracci e l'anima chiedeva di essere inondata, di commozione e entusiasmo, di sorrisi e calore, di amore!

Qualcuno era riuscito a sfiorarla davvero quella Principessa Fortunata cresciuta in fretta e persa, persa nella rincorsa di quel gennaio che non arrivava mai.

Qualcuno era riuscito a smuoverla, a scuoterla forte, anche dolorosamente, affinché l'essenza della sua anima, che si era depositata sul fondo, tornasse a galleggiarle dentro, ovunque.

E lei si trovò a credere a Babbo Natale con tutta se stessa, a stringere gli occhi per entrare in contatto con lui, a mandare giù le lacrime, opponendosi a quel magone che le chiudeva la gola. 
Si trovò ad essere inondata della sua anima, scoprì di non aver bisogno di pacchetti da scartare, di fiocchi e scatoline.
Scoprì di non aver bisogno di quell'albero e della casetta di legno, si scoprì a credere a Babbo Natale, a parlare con lui, nella sua mente, a giurargli di essere stata buona, a promettergli di migliorare sempre e a chiedergli uno di quei Natali lì... un po' di quella noia travestita da serenità, o il contrario!

Fu quel giorno... il giorno che si innamorò!

(to be continued)