martedì 27 ottobre 2020

CV di una mamma - aggiornamento ottobre 2020

Curriculum di una mamma

Aggiornamento ottobre 2020

Cristina, mamma di Big Boy e Little Boy.

Durante questo anno ho raggiunto il quattordicesimo anno di esperienza da madre.

E il nono da madre bis.

Ho aperto almeno tre account diversi per la didattica on line, trasferendoli con successo su ciascun device presente in casa. Ormai mi occupo personalmente anche della personalizzazione grafica di ciascuno di essi, con licenza poetica e grafica totale, a discapito anche dell'immagine pubblica dei Boys.

Ad oggi ne possiedo uno personale anche io. Alle superiori si passa di livello e una madre diventa tutor2 - perché tutor1 è il padre anche se non sa nemmeno che classe fa suo figlio e se va a scuola.

Ma non importa. Vivo in Italia, dove finalmente il Papa dice ok alle unioni civili (complimenti al Responsabile Marketing della Santa Sede) ma le differenze di genere vengono esasperate dalle istituzioni.

Ci voleva un anno bisesto e il Covid-19 ma finalmente ho imparato a fare le polpette. Al sugo, in umido e fritte, ma prediligo ancora la cottura più leggera, non me ne vogliano le nonne!

Ad oggi quindi mi sento pronta anche per ospitare a casa le eventuali future o improvvisate nuore (che altrimenti avrebbero goduto del mio piatto forte: la pasta col formaggino).

Ah no! Vivo in Italia e mi si raccomanda di non ricevere ospiti a casa! 

Meglio così! Visto che ho anche imparato approfondite tecniche di sterilizzazione domestica e se entra qualcuno in casa si riattiva automaticamente la sanificazione totale. I miei pavimenti trasudano alcool e le piastrelle del bagno candeggina.

(stamattina ho portato le urine di Big Boy per la visita sportiva, sapete se la candeggina fa doping? secondo me ne troveranno traccia..)

L'esperienza maggiore riguarda comunque la comunicazione, la gestione della rabbia e la ferrea organizzazione, anchesì detta problem solving.

Siamo al decimo mese, quasi finito, di questo 2020 (nato con aspettative esagerate solo perché numericamente tondo e seguente ad annate diciamo non esageratamente semplici) e di nuovo, siccome investita della carica di madre, seppur tutor2 secondo le istituzioni, ma di certo unico punto di riferimento adulto dei boys, mi trovo a dover gestire la comunicazione verso due bambini, di una situazione che ai miei occhi appare tragica ed agghiacciante.

Ora, che durante la guerra la comunicazione abbia sempre avuto un'importanza sociologica fondamentale, l'ho studiato sui libroni; e che questa sia a tutti gli effetti una guerra è palese.

Ma trovarsi, da un giorno ad un altro, a spiegare provando a non terrorizzare, ad un bambino di nove anni (anzi a febbraio erano otto) che giocando a scuola, durante l'intervallo, ad obbligo e verità, avrebbe dovuto evitare ogni tipo di penitenza che implicasse contatto fisico, compreso l'agognato bacino sulla guancia alla preferita della classe, non è stato semplicissimo.

Nemmeno qualche giorno dopo, normalizzare la chiusura delle scuole, ad entrambi, frenando il loro entusiasmo iniziale da "vacanza" senza però spaventarli, comunicando loro che sarebbero dovuti, però stare anche chiusi in casa e lontano dai nonni. E organizzando nel frattempo il mio andare a lavorare. (rischiando, ma non ditelo a nessuno, ogni giorno che i loro giochi tranquilli da maschi potessero causare incidenti, rotture, sanguinamenti, crepe sui muri, tensioni sociali, disordini intestinali). 

Era solo marzo, vivevo in un clima di calma apparente e giocosa gioia, in casa. 

Per poi insultare anche i sassolini davanti alla porta, ringhiare ai passerottini e piangere, calde lacrime salate piene di terrore, chiusa in macchina.

Poi è arrivato il lockdown, la didattica a distanza, la cassa integrazione, le dirette delle 18.00 della Protezione Civile e la conta dei morti. 

Mettere la musica alta la mattina, pulire la casa tutti insieme, film, disegni, arcobaleni, lievito di birra, pizze, pane, lasagne, spettacoli di magia serali, giochi da tavola, stare svegli fino a tardi e svegliarsi con comodo.

E la spesa con i guanti e la mascherina, uscire soli e solo per esigenze estreme, sgridare i nonni per farli stare chiusi in casa e andare a trovarli salutandoli dal terrazzo. Temere ogni giorno per il conto in banca, per il lavoro e per la salute di chi doveva comunque andarci. Non dormire la notte con la speranza di non aver per sbaglio portato quel virus in casa, a loro, che chiusi e sicuri nelle loro camerette, davvero non si meritavano nulla di ciò.

Ma il 2020 ha voluto comunque darci, poi, una piccola tregua estiva. E devo dire che sono molto grata di questo, comunque. Noi viviamo al mare.

E' arrivata l'estate, i campus estivi in spiaggia, le uscite serali al parchetto con gli amici, il parco di divertimento acquatico. E le mascherine. E la convivenza con questo virus. E le millemila raccomandazioni. E il lavoro che rinizia, pian piano e poi sempre di più. Il caldo, la fatica, la paura, le limitazioni e il conto in banca, i week end, la spiaggia, l'acqua salata, la pelle abbronzata, il ristorante sul mare, la bicicletta, l'aria pulita, la libertà, la paura e l'incertezza.

A logica sapevo che non sarebbe stata una fine semplice, per questo 2020.

Comunicare ad un bambino e ad un adolescente, oramai, che sebbene con una ritrovata libertà, dovevano tenere alta l'attenzione, non assembrarsi con gli amichetti, usare la mascherina e igienizzarsi le mani, era cosa da pazzi, da adulti rompipalle. 

E, nel frattempo, cercare di vivere un'estate il più normale possibile, da quasi quarantenne ancora piena di entusiasmi, voglie e energie. Questo è stato da adulti rompipalle e bipolari.

Le spiagge piene, le feste, le cene con gli amici. Per loro le vacanze con il padre, la barca a vela, il campeggio, ricchi premi e cottillons. Le mie telefonate, le raccomandazioni, le nottate in bianco sperando che senza di me riuscissero a badare a questo virus anche da soli. Il loro primo cottonfioccone nel naso al rientro, tampone negativo al Covid-19 e il primo grande sospiro di sollievo dopo mesi.

Le doti organizzative messe poi ancora una volta duramente alla prova con l'inizio della scuola. Per Big Boy addirittura la prima superiore. I libri, gli zaini, i quaderni. Le mascherine e i gel igienizzanti. Il lavoro a tempo pieno. La casa sanificata. La paura. La conta dei contagi. Lo sport, il calcio e il basket. La piscina e un'apparente, terrorizzante, normalità. 

Un paio di compleanni dopo, festeggiati solo in famiglia, la normalità vacilla di nuovo e le difficoltà comunicative si innalzano.

Ora, noi madri nel 2020 abbiamo fatto un "master" assai qualificante, questo è fuori da ogni dubbio.

Per il 2021 c'è di nuovo da rimboccarsi le maniche.. sempre sul pezzo, pronte per i acquisire sempre nuovi skills..

per un futuro, che anche se non sarà migliore, dovrà comunque essere un futuro. 

Prima di tutto per i bambini e per i ragazzi!

Capito??

ps: seguitemi per nuovi aggiornamenti e per la ricetta del panettone, fatto in casa con terrore!