venerdì 7 ottobre 2016

7.10 Anche Oggi! 😊

Autunno.
Primi giorni di freddo.
Non so cosa mettermi. Ho i capelli crespi, la pelle del viso mi tira, le articolazioni scricchiolano.
Ho voglia di un abbraccio.
E di un sorriso.


E allora me lo dono.
Mi sorrido!


Con le labbra, e la pelle un po' secca, con tutti i denti, con gli occhi e con tutte le rughe di espressione.


Benedico l'imperfezione del mondo e mi sfido ad accettarla ogni giorno.


Con il sorriso.


Indosso i riccioli crespi, mi faccio accompagnare alla porta dal melodioso scricchiolare delle mie ossa, e ci provo!
Anche oggi!


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martedì 27 settembre 2016

Settembre. Ascoltando..


Settembre.
Tempo di bilanci.
Ci arrivo colma di stanchezza e straripante di progetti.
Una Very Normal Woman che sta acquistando sempre più consapevolezza, i suoi pro e i suoi contro.
Una me che sta imparando tante cose nuove. La pazienza, ma è un altro discorso, e ad ascoltare. Ascoltare davvero.
Mi sono trovata a stupirmi, ascoltando un'amica compiere quarant'anni e dichiararsi completamente realizzata e soddisfatta.
Un pizzico di invidia, non lo nascondo, per quella sua voglia di ringraziare e basta.
Di non chiedere più nulla.
Di essere esplicitamente serena e completa.
Per prima cosa un sorriso spontaneo sul mio viso, poi un punto interrogativo nella mia mente.
Lo sarà davvero oppure è semplicemente diventata grande?
Abbastanza grande da accontentarsi di accettare la vita per quella che è, con le sue discese e le salite repentine, con le sorprese e la monotonia, con l'arcobaleno e gli uragani.
Una donna, consapevole, appunto. Ma non solo, consapevole e matura.


Ma poi, lo sarà davvero?
Ma che domanda è???
Ma poi che significa essere serene e complete??


E' una cosa talmente soggettiva ed anche quotidiana, come del resto risulta nel suo significato più letterale:
"condizione emotiva individuale caratterizzata a livello interiore ed esteriore da tranquillità, calma non solo apparente, ma talmente profonda da non essere soggetta, nell'immediato, a trasformazioni di umore..."


Ascoltando ancora, forse non a caso nella stessa giornata, sento definire la nostra generazione come quella di coloro che hanno scelto di essere felici.
Scelto di farci queste domande, sicuramente, e liberi di darci ognuno la propria soggettiva e forse anche quotidiana risposta.
Generazione di coloro che hanno abbandonato le ipocrisie, le mezze verità, i bigottismi.
Noi ragazzi cresciuti, con il futuro un po' appannato e non certo posato su un rettilineo, ma piuttosto su un tortuoso susseguirsi di tornanti, che è vero che la strada prosegue sempre, ma non riesci a vedere mai cosa c'è dietro.
Persone che scelgono di voler essere felici, pur sapendo che sarà soltanto il risultato finale di una partita.
Una partita piena di strategie, azzardi, sudore e fatica, piccole gratificazioni e grandi illusioni.
Persone instancabili, che la lotta è il nostro pane quotidiano.
La lotta per il raggiungimento della felicità!
A discapito, forse, però, di completezza e serenità.. e di tutto quello che ci sta intorno, soggettivo e quotidiano!


Chissà!





lunedì 13 giugno 2016

Mentre; invece; e allora! "Cara Strullina.."

"Ciao!  ...mi si spezza il cuore..."


"Non mi ricordo chi un giorno mi disse che ci sono persone che rimangono da sempre incatenate ad un concetto: l'amore è sofferenza.
E non riescono ad uscire da questo circolo vizioso, per cui trasformano ogni "amore" in sofferenza, appunto.
Come?
Non godendosi i momenti, esasperando le aspettative, donandosi troppo o troppo poco, idealizzando, immaginando come l'altro sarebbe l'ideale si esprimesse.
In questo modo anche l'amore più puro e vero viene disintegrato dall'approccio sbagliato.


Mentre; ci si innamora di una persona e solo all'inizio si riesce a godere di questa così com'è, come ci ha fatto innamorare del resto. Poi subentra quel meccanismo distruttivo e finché non soffriamo non siamo contenti.


Invece; l'amore non è sofferenza e nemmeno sacrificio.
E' accettazione. E' completezza. E' incastro, anche imperfetto.
Sto bene con te per quello che sei e sono felice se tu sei felice.
Non mi aspetto nulla da te, perché mi basto da sola.


E allora; si dovrebbe riuscire davvero a condividere.
Condividere la vita vera, fatta di alti e di bassi.
Fatta di ok e di no.
Fatta di me e di te.
Me così aperta magari e te così chiuso.
Me così esplicita e te così riflessivo.
Me così spontanea e te così rigido e controllato.
O anche l'esatto contrario.


L'amore non è i comportamenti di una persona, ma la sua anima.
E' quell'alchimia  strana, inspiegabile, irrazionale e priva di risposte, ma così zeppa di domande, tra un'anima e un'altra.
Non solo tra due corpi, e nemmeno tra due personalità.


L'amore non fa soffrire. E' il nostro approccio all'amore che fa soffrire.


L'amore fa stare bene!

sabato 4 giugno 2016

Orizzonte.

Stamattina potrei scrivere di priorità, quella roba li, del dubbio se "sceglila meglio o scegli la meglio"! Di beato chi ne ha una e basta. Potrei scrivere di responsabilità, frutto di scelte, volute o meritate.
Responsabilità che in un attimo si trasformano in punizioni, se solo cambi il punto di vista.
Potrei scrivere di investimenti, o sacrifici. Girando la testa a destra oppure a sinistra, insomma, quella roba li che comunque ti procura fatica, che se la guardi in un modo sei solo affannato, stai solo raggiungendo la vetta, che senza fatica non sarebbe uguale raggiungerla, alla fine. Ma che se la guardi nell'altro sei completamente svuotato.
Potrei parlare di rispetto. Rispetto verso gli altri, che prescinde da quello verso se stessi, sempre.
E di consapevolezza, che spesso manca e spesso è davvero troppa.
Oppure di equilibrio, un filo sottile e nemmeno troppo teso, insomma per veri circensi, oppure matti.
Potrei parlare della realtà, della vita vera, che è fatta di un sacco di cose, un concentrato di vorrei e vorrei ma non posso.
Di rimorsi o rimpianti, o meglio nessuno dei due, che sarebbe bello aver fatto sempre la scelta giusta!
Di scelte, quindi, di decisioni, di pancia, di cuore.
Potrei parlare di famiglia.
Di questo grande contenitore, di amore, di mani che si intrecciano, di sguardi che si trovano, di braccia che si cercano.
La famiglia dove esisti. Dove ti senti a casa.
Potrei parlare di aspettative, traguardi e delusioni.
Di salite, discese e lunghi rettilinei.
Potrei parlare di forza.
Quella che è innata dentro ciascuno di noi.
E quindi di gratitudine.
Perchè alla fine, si esiste!
Una scia colorata di  cose accadute e ogni giorno un nuovo punto di partenza.
Davanti solo l'orizzonte, quella cosa la, che più ti avvicini più si allontana, quella roba li, che non raggiungi mai!





sabato 21 maggio 2016

22 maggio!

Domani é il 22 maggio.
Una data che mi é sempre piaciuta più di altre, per una serie di motivazioni, sempre considerate dalla mia paffuta nuvola rosa!
Ero una, da bambina, che da grande non si "sarebbe mai sposata" ma che se proprio lo avesse fatto, sarebbe stato un 22 maggio.
No, non mi sono mai sposata e neanche domani sarà quel 22 maggio li.
Casualità, il giorno che due anni fa, caricai baracche e burattini via da Milano, era il 22 maggio.
La giornata degli "abbracci sinceri".
Uno scoppio di emozioni, un miscuglio tra nostalgia e esuberante voglia di vivere.
Domani sarà di nuovo il 22 maggio.. E Big Boy farà la Prima Comunione.
Uno scoppio di emozioni, una carrellata di responsabilità e sempre un'esuberante voglia di vivere.. E andare avanti!
Io, sulla mia nuvola rosa, a chiedermi tra le altre mille cose, se tutto questo sarà connesso.
E a rimanere senza risposte..
As usual, Let's go!

giovedì 21 aprile 2016

Parole, che peccato!

Che il significato delle parole mi sia di parecchio interesse è ormai noto.
Il loro significato reale e anche quello acquisito, quello di diritto, come si dice.
Come quelle consuetudini che diventano legge pur non essendole.

Le parole, la base della comunicazione. Almeno così si vorrebbe.

Mi trovo invece a pensare che le parole delle volte siano soltanto in più.

Ci sono sguardi che parlano, sorrisi che urlano.
Gesti, balletti, giravolte, saltelli che cantano.
Abbracci che vibrano.
Vibrano di parole, esondano di discorsi, trasudano frasi.

Eppure l'unica cosa a cui riusciamo davvero a fare caso, rimangono ancora loro, le parole!

Non importa se tutto il resto del corpo dice acqua, quando lo sbattere della lingua sui denti e la vibrazione delle corde vocali, formulano fuoco!
Non importa se gli occhi dicono "eccomi", se le parole pronunciano "non lo so"!
Non è tenuto in considerazione quando un abbraccio dice "lo voglio", se poi pronunci un "non lo voglio!".

Un gran casino insomma, ste parole!
Coinvolgono e sconvolgono alla velocità della luce.
Vorresti imparare a collegare anima e bocca per pronunciare solo quelle giuste, ma non sembra così immediato!

Vorresti..

Le parole partono sempre dalla testa, e da li dovrebbero arrivare direttamente alle labbra.

E invece fanno un percorso tortuoso, dal cervello, passano attraverso gli occhi, l'immaginazione, l'illusione; arrivano fino all'anima e li trovano un groviglio di esperienze passate, la paura, la rabbia; si bloccano un attimo su quelle cicatrici, saltano oltre verso il cuore dove vengono pervase dal calore delle aspettative, dal fuoco dei desideri e solo allora arrivano alle corde vocali.

E vorresti che almeno uscissero, da quella bocca, accompagnate da tutto il resto del corpo, come se il corpo fosse la musica di una canzone.

E sempre più spesso, invece, arrivano alle dita e di li escono sterili, silenziose, taglienti, piene solo del loro significato reale e di facili fraintendimenti!

Ed allora è solo un gran peccato!

mercoledì 13 aprile 2016

Evoluzione. [extra-terrestri]

“Tanto tempo fa, i marziani e le venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla Terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi.” 

-Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere-


Noi donne, tra di noi, parliamo molto!
Noi donne, quelle come me, ci ammazziamo di introspezione.
Abbiamo la necessità di capire sempre il perché, svisceriamo parola per parola tutto ciò che esce dalla bocca, dalla bocca di un uomo.
Elaboriamo metafore, individuiamo assonanze.
Guardiamo dietro le ombre.
Ribaltiamo i paragrafi, invertiamo i soggetti. 

Analizziamo ogni verbo: 
"Ha utilizzato il futuro!" "Buon segno, ti vuole nel suo domani!"
No, cara, no! 
Dovrebbe stupirti solo il fatto che sia riuscito a coniugare un verbo, spesso, nient'altro!

Poi un giorno incontriamo un altro uomo, uno di quelli amici, uomini amici delle donne. Spesso omosessuali, ok, comunque cromosomicamente maschi!
Parliamo loro per ore di quello che abbiamo pensato lui volesse dire, fino a che ci intima di soffermarci solo su quello che ha realmente detto!
Ci sta dando delle paranoiche! E noi abbiamo gli occhi lucidi, a prescindere!

Si apre un mondo nuovo. 
Iniziamo a concentrarci sul suo, di lui, punto di vista!
Entusiasmante!
Scopriamo che sono esseri semplici, primitivi.
Amano le donne femmine.
Analizziamo il concetto di femmina e scopriamo che, ok, a noi donne, noi donne come me, ci appartiene si, ma ormai così lontanamente.
Scopriamo anche che essere femmina, piace da impazzire anche a noi!
Ed è anche estremamente meno faticoso.
Noi donne, noi donne come me, non lasciamo nulla al caso.
Ora abbiamo un amico, un maschio, che ascolta le nostre paranoie senza freni e ci aiuterà ad entrare nella testa di un uomo.
In noi, i fuochi d'artificio!

I primi consigli funzionano alla grande.
Il nostro amico maschio è meglio di Sex and The City!
Ogni volta che l'uomo, si, lui, comunica con noi, siamo concentratissime sulle raccomandazioni che ci sono state fatte!
Sono una femmina, una femmina di quelle che piace agli uomini!
Un mantra!

Poi, irrimediabilmente arriva. 
Arriva il giorno che il punto di vista di un uomo, non riusciamo davvero ad accettarlo, figurarsi ad utilizzarlo come base di comportamento.
Non siamo assolutamente d'accordo.
Noi siamo donne, femmine, ma donne.
E un uomo non può davvero pensare e volere questo!
Le teorie del nostro amico, maschio, sono in discussione!
Lui, ovviamente, getta la spugna! Siamo delle paranoiche conclamate!
Non c'è salvezza!

E facciamo di testa nostra. 
La nostra testa, quella delle donne, delle donne come me!

E forse sbaglieremo, non saremo comprese e nessuno dei nostri perché avrà mai una risposta.
Ma rimarremo donne, ottimi esemplari di femmine.
E loro uomini, ottimi esemplari di maschi!

Spesso insieme, più o meno felicemente.
Spesso soli, più o meno felicemente!

Ognuno con il proprio punto di vista!

E mi chiedo, fino a che punto è giusto spingersi ad entrare l'uno nel punto di vista dell'altro?
Quanto è funzionale provare a diventare femminili esemplari di maschio, per capire un uomo?
Alla fine, se siamo così diversi, ci sarà un primitivo motivo. O no?


martedì 5 aprile 2016

/scélta/


/scélta/
femminile, singolare
Atto volontariorazionale o impulsivo, che avviene nel momento in cui si presentano più alternative possibili delle quali assumendone una, e talora più di una, si può tradurre il giudizio in una successiva e conseguente azione.

Il vocabolario parla chiaro.
Cosa tipicamente femminile e singolare, volontaria, più o meno razionale, che richiede coraggio nel farla, ma soprattutto nell'affrontarne tutte le conseguenze.

Ho scelto in continuazione, in modo oltremodo femminile [con l'emotività al massimo], esageratamente singolare [tradotto, di testa mia], spesso troppo impulsivo [mossa da un innato ottimismo], con coraggio [o spregiudicatezza].
Ma soprattutto me ne sono sempre assunta tutte le conseguenze [quelle buone e quelle meno].

Ho vinto, tante volte, ho sbagliato e ho perso. E ogni volta, comunque, ho imparato.

Che cosa?

Che l'emotività andrebbe gestita, che il confronto è sempre un valore aggiunto, che l'impulso va sempre bilanciato da una buona dose di razionalità, che l'ottimismo richiede lungimiranza, che il coraggio deve sempre arrivare dopo un'iniziale e sana paura.

Ho imparato la consapevolezza e a mettermi in discussione.

Ho imparato che per quanto possa essere confortante cercare inutili capri espiatori, la colpa o i meriti di ogni scelta, sono sempre di chi la scelta la fa.

Ho imparato che diventando grandi fare delle scelte è sempre più faticoso, perché l'esperienza "segna".

Che rischiando solo un'altra piccola ferita, su cicatrici ancora fresche, rischi l'emorragia.

Che la paura, alla quale consenti di precedere la spregiudicatezza, li per li ti blocca, ti immobilizza.
Inizi a fare i conti con il tempo, che passa, e con tutta la confusione che vederlo fuggire ti provoca.

Irrimediabilmente sceglierai ancora. 

Dovrai farlo continuamente.
Con una fatica enorme.

E arriverà anche il giorno che vorresti non doverlo fare.

Che spererai che le cose accadano, non solo come devono accadere, ma come vorresti tu.

Con semplicità.
Senza fatica.
Naturalmente.
In equilibrio.





martedì 22 marzo 2016

/paˈura/


Paura
/paˈura/
Femminile, singolare!


Universale! Aggiungo!
Vitale.


Un sentimento primario che ci è talmente familiare da darlo quasi per scontato.
Una protezione primitiva che ha permesso l'evoluzione della specie.
Ora anche un'arma, in mano al potere, di chi paura non ha!


Ho parlato più spesso di coraggio che di paura.
Ho sempre pensato che l'audacia mi appartenesse di più.
Che essere coraggiosi significasse essere forti.
Così quotidianamente insegno ai miei figli ad essere coraggiosi.
Con un esempio forte di chi non si ferma mai davanti ai muri ma se non riesce ad abbatterli usa l'arguzia per aggirarli.
Con la tenacia di chi sa che non si può mollare mai.
Che la fortuna, alla fine, aiuta gli audaci, no?


Così dopo l'attentato di Parigi, quella notte, mi sono trovata a raccomandarmi di non avere paura, di guardare oltre.
Di credere che con il coraggio certi muri comunque prima o poi saranno abbattuti.
E solo stamattina, quando di nuovo, ci hanno messo di fronte al "terrore" reale e vicino casa, quando la nostra colazione viene di nuovo interrotta da una colonna di fumo, sangue, urla, gente straziata, occhi spalancati, mani che cercano, pugni che stringono, prese di posizione, comunicati, rinforzi e minuti di silenzio, solo ora, mi sto rendendo conto che per esistere il coraggio e la forza non si può prescindere dalla paura.
Dobbiamo avere paura.
Dobbiamo riconoscere lo stato di sgomento e confusione che il nostro corpo ci invia a protezione.
Dobbiamo capire. Capire che prima di essere audaci, dobbiamo avere paura.
Soltanto così, se esiste una possibilità, solo sfruttando questo blocco indotto, se davvero sarà fattibile, solo prendendo coscienza, con i brividi sotto pelle e le pupille dilatate, se l'uscita ci sarà, solo lasciando che il nostro livello di accortezza aumenti, se soluzioni esistono, solo dopo la paura, potrà arrivare il coraggio!

domenica 13 marzo 2016

Conversazione sull'Amore. Da Grandi!

'Dio come è difficile!
Le donne forti e intelligenti sono pericolose, se poi sono anche ferite...
Meglio di no, meglio lasciarle perdere!
Hai troppe cicatrici, ancora troppo fresche. Dicono.
E poi, poi vanno in giro con un taglierino in tasca!
E tu rimani li, sospesa nel ricordo di momenti spettacolari, magari brevi ma intensi come una vita intera.
E la sensazione di inadeguatezza che ti lasciano.
Rimani li, triste, non per la mancanza e l'assenza in se, ma per il risultato. 
Di nuovo lo stesso, identico!
E lo so, amica, stai per dirmi che non sono io. 
Che arriverà chi apprezzerà me con l'intelligenza, la forza, e tutte le mie cicatrici, ancora fresche..
Ma la verità è che quelli che arriveranno saranno sempre così, come gli altri, col taglierino in tasca.
E me, di nuovo così, a pelle scoperta!
Sempre vera, sempre me, sempre ingenua e credulona.
Sempre troppo, o troppo poco!
Che fatica!'

'Ti leggo ora, appena rientrata!
Ero a cena con lui, si lui, il mio ex marito!
Mi dai da pensare..
Se ti dico che mi piace?
Insieme siamo perfetti!
Peccato!'

'[Così quello che tutti e due hanno perfettamente chiaro è che adesso, adesso, la loro priorità dovrebbe essere una sola, evitare che questo strazio si ripeta.
L'unica soluzione logica, quindi, sarebbe rifiutare l'incanto da cui un amore si traveste mentre nasce, per non scoprire, quando finisce, che in realtà era soltanto un numero. C. G.]

Forse, quindi, c'è solo da imparare a rifiutare l'incanto?!'

'Forse, forse no!'

mercoledì 9 marzo 2016

Vittime in mutande...

Scrivo, cancello, riscrivo, ricancello...

E' partita così stasera.
So bene cosa voglio scrivere. 

Voglio solo farlo senza mettere troppo. 
Senza rimanere completamente in mutande.

E avevo scritto.
E ho ricancellato!

L'inadeguatezza non l'avevo mai provata fin' ora.

Mi crea confusione.

Il fatto che l'intelligenza, la sensibilità, l'emotività, l'ingenuità venissero considerati dei gran difetti non lo avevo mai preso in considerazione.

Sono a disagio.

Un'ora per scrivere dieci righe.

E mi domando, siamo solo vittime?
Vittime delle aspettative degli altri?
Siamo vittime delle nostre paure oppure delle paure di chi abbiamo intorno?

domenica 28 febbraio 2016

Che cosa è l'Amor?

"l'amore è una fonte di felicità e di infinito"

Ti appresti a bere la tua tisana serale, che ti allontana dalla giornata, da quello che è stato, nel bene e nel male.
Per un attimo via i problemi e la ricerca della soluzione.
Per qualche minuto silenzi i sensi di colpa e le ambizioni.
Silenzio. Calore.
Poi, un lampo, l'Amore!
E che cosa è l'Amore? 
La mente quando si svuota un attimo diventa pericolosa. 
E ti rimbomba in testa questa domanda.
L'amore, cantato in quasi tutte le canzoni, in mille modi diversi, di mille colori, mai lo stesso, mai uguale.
Sofferenza e giubilo.
Bianco e nero, ma anche grigio perla e orchidea.
La passione e la tenerezza. Nella stessa parola.
Amore.
La guerra e la pace. L'istinto e la ragione.
Ma come è possibile?
L'immagine dell'Amore è l'arte in tutte le sue forme.
E' artista che scrive, chi canta, chi compone, chi disegna, chi dipinge, chi incide, chi suona, chi balla.
Ma è artista anche chi con uno sguardo ti illumina e con un sorriso ti acceca.
Ma l'amore è anche il mare, le montagne, i prati, i girasoli.
E poi le mani di un bambino, il nasone di un cane, i polpastrelli morbidi di un gatto.
L'amore è tanto.
E nessuno sa veramente che cosa è.
Tutti lo cerchiamo, lo rincorriamo, è la nostra utopia, il fine ultimo.
Ma nessuno sa che cosa sia!
L'amore è un mistero semplicemente.
E' tutto e niente.
E' un'illusione temporanea che ti eleva l'anima a tal punto da ricercarla continuamente.
Per sempre.
Da quando nasci in poi.

venerdì 26 febbraio 2016

Parole


Parole.
Tra le cose migliori che abbiamo.
Strumenti.
Per pochi.


Riflettevo...Elaborare.


Sul vocabolario il significato che avevo in mente non è nemmeno menzionato.
Razionalizzare, strigare, giocare a shanghai, vincere.
Situazioni, momenti, emozioni.

Andare avanti.

Puoi farlo soltanto se hai elaborato.
Passando attraverso tutte le fasi.
Affronti, lotti, perdi, piangi, implodi, esplodi, silenzi.
Metabolizzi, elabori. O il contrario.


L'altra parola è metabolizzare.

Nel senso di dividere, scindere e riunire, nel giusto ordine.
Placare la confusione.


Sembra la fine.
Ed è solo un nuovo inizio!
Consapevolezza

martedì 23 febbraio 2016

La posta del Cuore!

La posta del cuore.

Finalmente!
Ho sempre sognato di rispondere ad una lettera come questa!

Metto le mani avanti, ti dico la verità, non sono nessuno per farlo, per dare consigli, soprattutto dopo aver confessato, qualche sera fa, di essere un vero disastro.

Però lo farò, ti dirò la mia, come mi hai chiesto!
Con il cuore, con la pancia, con gli occhi lucidi..
Di chi, esattamente COME TE, prima di tutto non si è arresa, e la soluzione lo sa che c'è, come ogni volta che si presenta un problema!

Eccole qua le parti salienti di una lettera così intima che non mi permetterei mai di pubblicare per intero, perché mi sentirei come facessi un'operazione a cuore aperto....

"...Situazione sentimentale attuale..?  Ma alla fine l'importante non era la salute..??? (E te lo dico sotto effetto di antibiotico e perennemente a dieta senza risultati) ...!

Non c'è il nuovo e rimane il vecchio. Il passato. Quel maledetto passato. Invadente, insistente e a tratti soffocante, più forte di questo presente un po' assopito.

Quel passato che nonostante sia passato sembra non essere passato mai.

Io una nuova vita non sono ancora riuscita a rifarmela. Vuoi per sfortuna, incontri sbagliati, per disillusione, per autostima inesistente o semplicemente perché ho sempre messo me stessa in toto e che quando è finito tutto mi sono ritrovata completamente vuota e smarrita da non sapere da dove ripartire...."

Ehi! Piccola grande Donna, HAI VINTO!

Hai vinto tu e tutte quelle come noi, che rimangono vuote, perché hanno dato tutto.

Vincono quelle donne che seguono una strada con talmente tanta fiducia e dedizione che poi, dopo, si sentono smarrite.

Che vengono buttate in un labirinto, nella casa degli specchi, come quella delle giostre, e sbattono a destra e a manca, e ridono e piangono, e fanno le facce buffe e quelle tristi, che urlano, che si spaventano, che scappano, che rincorrono, che si scoraggiano, si fermano un attimo, o un secolo, e poi ripartono.
Quelle che la strada, l'uscita, poi la ritrovano. 
E escono dal labirinto sudate e affrante, stanche esauste e felici.

Si guardano intorno, ritrovano le "presenze" che avevano lasciato all'ingresso, ne scorgono di nuove, le prendono a braccetto e vanno a ordinarsi un drink!

Quelle "presenze" che in alcuni momenti sembra non siano niente possono tornare a essere tutto.
Ma non sono loro, sei tu che fai in modo siano tali.
Ci sono momenti in cui sei tu a volere altro, da considerare niente tutto il resto.
Perché quando ti va la Nutella, puoi avere intorno tutta la lasagna che vuoi, ma non è la Nutella!

Continui:

"...Non voglio più "quello che è stato". So cosa voglio: non voglio più scontrarmi con una personalità  così, come la sua. E ho imparato a stare da sola e a non accontentarmi più. E "solo" per questo mi sento una vincente. Cosa che non tutti sono stati in grado di fare. Vorrei sentirmi viva, complice e amata. Ma volere è potere fino ad un certo punto... sorridi (e il sorriso non manca mai eh!) che la vita ti sorride fino ad un altro certo punto...e sembro una che si sta piangendo addosso. Ma non è cosi davvero. I veri problemi sono altri blablabla ma parlo della mia vita e in questo momento la mia vita è questo. E non penso che la vita sia una merda. Anzi è meravigliosa. E io sono meravigliosa, a modo mio...."

Eccoti qua. In questa frase c'è tutta te stessa. 

Una brava persona, che si sente in colpa. Piena di sensi di colpa per quello che, secondo poi chi, dovrebbe essere. In colpa perché è insoddisfatta, perché vorrebbe che le cose cambiassero, che si sente in colpa perché ha capito cosa non vuole più!

Una donna disillusa e annoiata. 
Che si, si sta piangendo addosso.
Da un sacco di tempo.

Ma che non vuole farlo più!
Riparti da qui!
Ammettilo! Sei insoddisfatta, arrabbiata con te stessa per l'amore che hai donato a chi, solo a posteriori hai capito non lo meritasse!
Arrabbiata con l'universo intero, come ti capisco!
Con questo Dio, Fato, Universo, Karma, Buddha, Caso... quello che è, qualsiasi cosa sia!
Che ti ha fatto così.. così donna! Così intelligente, così poco superficiale, così diversa da chi in pochi attimi si è ricostruito!

E riconosciti.

Ora cambia punto di vista!
E giurami che lo farai, anche se ti sembrerà inutile. Le hai provate tutte! Puoi farlo..

Cambia punto di vista e inizia a pensare a quello che vuoi.
Fermati in macchina, lungo la strada, nel casino più totale. Alza il volume della musica. Distraiti. Si sembri pazza... 
E ora inizia a visualizzare la tua vita ideale, ora per ora.
Tu che arrivi a casa, la tua, i tuoi mobili, la tua musica. Qualcuno che ti sta aspettando, se lo vuoi, un cane, un gatto, un pappagallo, un uomo!
Sii realista. 
Quindi magari sei stanca, struccata e spettinata.
Hai le borse della spesa. Una si è rotta e un po' di roba ti è caduta sul pianerottolo. Hai imprecato.
Però succede qualcosa di semplice e banale, ma che ti dona serenità.
Una serata normale, la tua serata normale, quello che ti aspetti succeda.
E vai avanti.
Vedrai, avrai abbassato il volume della radio, in macchina, per concentrarti meglio.
Ti senti un po' pazza. Ma vai avanti.
Vai avanti visualizzando la tua vita ideale, ma reale mi raccomando, fino a che un senso di serenità di farà spuntare un sorriso.

Ripeti questa cosa per giorni.
Fallo, non hai niente da perdere!

Ti renderai conto che magari stai desiderando con ardore qualcosa che in realtà la te stessa più profonda nemmeno vuole. 
Ed ecco perché non lo ottieni.

Ti accorgerai che la tua vita ideale è fatta di alcune cose fondamentali e di altre solo accessorie. 
E che quelle che pensavi fondamentali, nel tuo film, nemmeno le hai visualizzate!

Vedrai, che la serenità finale, quella che ti fa venire il sorriso, non comprende tutto quello che oggi vuoi-vuoi-vuoi senza far niente per averlo.

E riuscirai a vedere le cose sotto un altro punto di vista.
Che non sarà più giusto, ma sarà il tuo!
Il tuo non condizionato da nient'altro!

PS:
Nessuno è meglio di nessun altro.
Ognuno di noi è unico.
E ognuno di noi è perfetto per il proprio mondo.
Sappi che chi non si ferma mai, spesso lo fa perché non può permetterselo. 
Se si ferma crolla, si sbriciola, come una patatina.
E che spesso andarsene è solo molto più semplice che rimanere.
Sembra coraggio, ma è solo istinto di sopravvivenza!
Sembrano scelte, ma sono solo azzardi!
Sembra che tutto scorra liscio e veloce. E' un continuo di pause, rewind, stop e poi play.

Credi alle certezze del tuo specchio.. interiore! 
Guardaci dentro bene, cercati, trovati e premi play!

E non dimenticarti mai che sarà sempre pieno di pause, rewind, stop e poi play di nuovo!

Ciao Strullina!





venerdì 19 febbraio 2016

Vi racconto la realtà, ed é un disastro!


Non sono una scrittrice e infatti non sono in un ufficio sotto una lampada di alto design e nemmeno in una veranda fronte mare illuminata dalla luna. Sto scrivendo direttamente dal bagno, illuminata dai faretti dello specchio.
Il mio rifugio segreto.
E vi racconto la realtà. La realtà di quello che é un vero casino.
La realtà di una giovane mamma separata e il disastro di due figli condivisi con un "estraneo". Alla fine ho amiche che conosco da molto più tempo e forse in modo più approfondito dell'uomo con cui ho messo al mondo i miei gioielli.
Un disastro, appunto!
Venerdì sera, tu hai trentacinque anni, loro cinque e dieci scarsi, lui vive a 500 km da voi e sta raggiungendo i bambini per uno dei due suoi week end mensili da padre.
Arriverà a notte fonda, quando sarà ormai già sabato, perché prima ha le sue priorità da soddisfare.
E tu sei esausta. Perché tolti i suoi quattro giorni da padre, nel week end, ogni mese ne rimangono una media di 26 misti, tra scuola, sport, feste, partite, varie ed eventuali.
Nel mezzo mettici la tua vita! O quello che ne rimane!
Uno nel lettone, il tuo, dal quale vieni sfrattata per l'occasione, che non vuole dormire, perché fino a tarda notte sarà solo, in un lettone enorme per i suoi cinque anni scarsi.
L'altro in cameretta nel suo di letto, nervoso come un'astronauta la notte prima del lancio, che nei tre giorni precedenti, o forse di più, incapace nei suoi dieci anni scarsi di gestire l'emotività, é stato agitato, vivace, euforico e disobbediente almeno il doppio del solito.
E tu, in bagno, a lottare contro i tuoi sensi di colpa e ad interrogarti su come ci sei arrivata, a questo punto.
Tu e le tue frustrazioni di chi un week end si e uno no, ma fino all'ultimo non si sa mai, dovrebbe e vorrebbe godersi la temporanea libertà, in una casa comunque condivisa... O invasa!
Un disastro!
Mettici poi che solitamente hai un milione di impegni e inviti e cose da fare nel week end sbagliato, e nessun impegno per quello giusto, quasi fosse una maledizione!
Tu dormirai nel lettino del piccolo e domattina lascerai il trio dormiente per andare a lavoro, sperando che questo week end duri il più a lungo possibile ma passi velocemente, per tornare alla normalità.
Alla vostra normalità, a quell'equilibrio labile che stai cercando di ricostruire, a quella stabilità che vorresti non far mancare loro.
E mentre sei in bagno tutte le tue certezze crollano, l'equilibrio e la stabilità vacillano.
Lo vedi che sarà dura, che sarà difficile.
E allora le domande aumentano e le risposte scarseggiano.
E la realtà ti appare così com'è, un disastro!
Perché alle conseguenze si pensa sempre all'atto finale e mai all'inizio di una storia?
Perché sul per sempre ci siamo interrogati così poco?
Perché il dono della saggezza non ci viene impartito di default alla nascita e l'onnipotenza della gioventù regalata in vecchiaia? Sarebbero entrambe più utili!
Buona notte!

martedì 16 febbraio 2016

P A R I

Non so se quello di stasera con mio padre sia stato più uno scontro o un "incontro" generazionale.
Cercava, lui, uomo, classe 1946, di farmi capire il suo disagio, e quello della sua generazione, nell'affrontare la nostra società.
Cercavo io di mostrarmi il meno scioccata possibile dalle sue affermazioni, così autoritarie e maschiliste per i nostri tempi, così semplicemente adeguate ai suoi.

Un "incontro" senza possibilità di uscita.
Lui provato dalla saggezza, io con tutta la ribellione tipica di una tardiva ri-adolescenza.
Lui non abituato a discussioni sulle opinioni, giuste a prescindere per i suoi tempi.
Io così abituata a discutere e confrontarmi su qualsiasi cosa.
Lui abituato ad accettare le informazioni base. Io bombardata da milioni di notizie e pareri differenti su qualsiasi argomento.
Insomma, banalmente, una generazione che o l'olio d'oliva o quello di semi, contro una generazione che si scanna sull'olio di palma e i danni agli ornitorinchi.
Una generazione che uomo e donna e punto e una generazione che disquisice sul gender.

Comunque, lui non lo saprà mai, ma qualche domanda, questa discussione, me l'ha suscitata.

Figli del boom economico, noi, cresciuti con il frigo pieno, il motorino sotto il culo, lo zaino dell'Invicta e i jeans che costavano come l'abito da sposa di nostra madre.
Che abbiamo potuto studiare, anzi ce l'hanno propinato come un dovere, quando in realtà è stata una grossa opportunità, che non tutti quelli della generazione prima avevano avuto.
Noi, figli della Nutella col cucchiaio.
Che i nostri genitori ci hanno spinto a viaggiare, conoscere, informarci.
Noi, donne e uomini di oggi.

Prima vera generazione della parità!

So benissimo come la parità sia vista dalla donna, ne ho parlato tanto e in modo approfondito, più o meno in tutti i post di questo diario.

Ma come vedono la parità gli uomini?

Sono la prima generazione di uomini a confrontarsi in modo paritario con le donne.

Loro che arrivano, come noi, da famiglie dove il padre lavorava e la mamma si occupava della casa e dei figli.
Che erano quelli in carriera, che guadagnavano di più, comunque, se la mamma lavorava.
Che nelle discussioni li vedevi solo alla fine, per la decisione finale, quando ormai i giochi erano stati fatti, con la mamma.
Che se la mamma usciva la sera con le amiche, e non usciva comunque, mica ti lasciava a casa con lui. Nel caso con la nonna.
Che il calcio era una cosa da maschi e la danza da femmine.
Che di certe cose le donne, nemmeno parlavano.

Che le donne andavano conquistate.

Non uscivano da sole, non frequentavano bar e locali se non accompagnate da un uomo, non fumavano e non bevevano alcolici in pubblico.

Le donne cucinavano, ricamavano, smacchiavano, cucivano le toppe, rammendavano i calzini.

Niente IRoobot e nemmeno il Bimby!!!
La pizza a domicilio? Mai siaaaaa!
Le camicie in tintoria... ma daiiiiiiiii!!!

Che le donne erano creature misteriose, gentili, tenere, delicate.
Da proteggere.
Da corteggiare affinché si concedessero ad un uomo e gli dessero la possibilità di dimostrarle la sua forza e virilità.

Le donne usavano il collant velato e i tacchi a spillo.
Niente leggings e plateau..
Che per una serata importante sfoderavano il tubino nero e il reggicalze.
Che la biancheria di tutti i giorni era elegante, non sexy!

Che la depilazione brasiliana, solo nei film!
Mani curate e smalto ma niente plastica squadrata!

Insomma che casino, ragazzi!
Sono parecchio confusa!
Nella testa di un uomo, nemmeno per finta! Non mi ci troverei proprio!

Noi donne di oggi siamo ancora così gentili, tenere e delicate?
Siamo delle creature misteriose o mistiche?
Accogliamo ancora la loro forza o sbeffeggiamo la loro virilità?

Insomma, noi donne ci lamentiamo che non esistono più gli uomini di una volta.
Ma nemmeno noi, siamo le donne di prima!

Ritengo che la parità sia una gran cosa, sia chiaro, ma penso che forse stiamo solo subendo il disagio di quelli che sono i primi a sperimentarla.

Quindi, non dobbiamo più aspettarci che un uomo ci mandi dei fiori?
E' sbagliato, quindi, aspettarci che ci apra la portiera della macchina?
Ed è assolutamente normale che aspetti che il primo passo lo facciamo noi?









mercoledì 10 febbraio 2016

Oggi ho giocato col vento!

Costa sud della Toscana.
Sul perimetro di quel semicerchio che si staglia di fronte all'Isola d'Elba.
Tra due promontori che segnano i limiti di quel sorriso.
Un vento forte, di Mezzogiorno.
Una bella libecciata insomma.


Di quelle che piegano le fronde degli alberi, spezzano i rami vecchi, fanno cadere le foglie.
Folate che alleggeriscono.
Di quelle che spazzano via anche le nuvole, lasciando il cielo celeste e il sole splendente, che già inizia pian piano a scaldarsi.


Un vento forte che entra nelle fessure, sibila negli anfratti, sbatte, scombina, strappa, disperde.


Che porta la sabbia ovunque, la soffia fino alle colline.

Che tinge di bianco i vetri, che se ti lecchi le labbra puoi sentire il sale!


Folate che spettinano, ingarbugliano, confondono.


Sono andata lì, vicino al mare, sulla battigia, lì dove sembra di essere più vicini al punto di partenza di questo soffio forte!

Lo faccio sempre quando posso.
Adoro mettermi a sfidare l'onda, a farla arrivare il più vicino possibile alla punta della mia scarpa.
E' liberatorio camminare contro vento, farsi spingere indietro i riccioli, lasciare che, in preda a quella forza della natura, gli occhi si socchiudano un po' e le labbra si aprano leggermente.
Stupendo come sembra che ti aiuti a respirare, che ti spinga l'aria buona fino in fondo ai polmoni.
Meraviglioso come il suono del vento intorno alla testa annulli completamente ogni altro rumore e riesca ad anestetizzare per un po' i pensieri.
Anche il rumore del mare, si fa quasi fatica a sentire.


Oggi ho giocato col vento.

Mi sono girata di spalle, e lui subito ha iniziato a spingermi, che quasi avrei dovuto correre, o resistere.
Ho deciso di resistere e d'istinto ho chiuso gli occhi e mi sono appoggiata sul vento.
Mi sono lasciata andare indietro, con fiducia completa!


E lui mi ha sorretto!
Con tutto il suo entusiasmo e tutta la sua forza!
Così poderoso, così gentile!
Così potente, così affidabile!
Così selvaggio, così.. simpatico!


Grazie!





lunedì 8 febbraio 2016

Pazienza! Quando aspetti... e quando hai smesso!

pazienza

pa|zièn|za
s. femminile

capacità di contenere l’ira, l’irritazione o anche la precipitazione e la fretta, imporsi di affrontare una situazione con calma, senza fretta o insofferenza.



Mi si impone di cercarne il significato nel dizionario.
E di leggerlo e rileggerlo.
Recitarlo, come un mantra, aspettando che le sue vibrazioni mi pervadano.
Sperando che questa parola possa penetrarmi, entrare a far parte di me, moltiplicarsi nelle mie cellule, espandersi nelle mie viscere, moltiplicarsi nei miei globuli rossi, fino a raggiungere il mio cuore e la mia anima.
Io che a diciott'anni sono andata a vivere da sola, impaziente di diventare grande.
Che prestissimo ho iniziato a lavorare, impaziente, di essere indipendente.
Io, mamma a venticinque anni, impaziente di esaudire questa voglia di eternità.
Io che più che due gravidanze ho affrontato due gravidANSIE, impaziente che finissero.
Che impazientemente curiosa di sapere che succede dopo faccio fatica a godermi il momento.
Che sono sempre velocemente un pezzettino avanti, impaziente di arrivare, per impazientemente ripartire.
Nessuna via di mezzo, o bianco o nero, nessuna sfumatura, o tutto o niente, o ora o mai.
E tutti mi consigliano di stare calma e di avere pazienza.
E di aver fiducia in me stessa.
E di crederci, in me!
E di avere pazienza!
Ma come si fa?

Uff... che pazienza!

venerdì 29 gennaio 2016

Libri, incastri, anime e piercing!

"L'uomo cerca nella sua donna la risonanza della propria energia femminile. Così come ogni donna cerca nel suo uomo il corrispettivo della propria energia maschile. 

E' questo impulso a procurare la sensazione magica dell'innamoramento. L'amore è una calamita che entra in azione quando il tuo esterno è la copia dell'interno di un'altra persona. 

Solo incastrandoti con lei ti sentirai completo."


Come molte persone che non riescono a spegnere mai il cervello e lavorano sull'imparare a farlo, mi diletto spesso in tutte quelle attività che riescono a darmi un attimo di pausa, da me stessa, anche se temporanea!
Quindi corro, jumpo, bevo tisane, ascolto musica, mangio cioccolato e leggo!

Non sempre e non tutto! 
Sono una di quelle che va in libreria e si perde tra gli scaffali leggendo le quarte di copertina di un sacco di libri, capita che uno più di altri mi rimanga in mano per qualche minuto, poi venga abbandonato di nuovo, tradito da un altro.
E capita poi che in pochi secondi, quello giusto, mi scelga!
Molte volte arrivo a casa e l'appoggio da qualche parte, dove rimane fino a che non arriverà, poi, il momento giusto nel quale io inizierò a leggerlo, anzi, il momento giusto nel quale lui deciderà di farsi leggere!
Perché sono convinta che siano loro, i libri, a scegliere me!

Del resto a chi non è capitato di leggerne uno e rileggerlo dopo anni e avere la sensazione che soltanto una delle due volte, non per forza la prima ma nemmeno l'ultima, fosse stato il momento giusto!
A me è capitato la prima volta con "l'Alchimista" di Coelho.

La prima volta che l'ho letto avevo diciotto anni e avevo appena preso la decisione di trasferirmi a cinquecento kilometri dalla mia famiglia, da sola!
La seconda non ricordo nemmeno quando, ma mi sembrò soltanto un bel racconto!
E mi accorsi, quindi, di quanto fu invece preziosa la prima volta!
E a quel punto lo regalai, perché capì che quella seconda volta, mi capitò in mano non più perché fosse utile a me, ma perché lo doveva essere per una terza persona, che io conoscevo e che con quel libro fece un bel viaggio dentro se stessa!

L'ultimo libro che ho regalato è stato "Avrò cura di te" di Gramellini. 
Un libro che mi ha cambiato la vita. 
Il dottore, che cercavo da mesi, che mi ha curato dalla malattia della disillusione totale!

L'ultimo libro che ho letto, dopo i cinque "After" della Todd, è stato "L'ultima riga delle favole" sempre di Gramellini!

La frase che apre questo post è, tra le tante che mi hanno colpito e che ho sottolineato e fotografato per imprimerle meglio dentro di me, quella che mi ha spinto a riflettere di più!

Dato che ogni libro, secondo me, ha due autori, il primo è colui che lo scrive e il secondo è colui che lo legge, l'interpretazione che ho dato io a questa frase, è soltanto la mia, soggettiva e intima.

Mi sono trovata così stamattina su un treno, dopo due giorni dalla fine di questo libro, a pensare che ci si innamora molte volte nella vita, ogni volta che si ha la fortuna di incontrare una persona che è esternamente il riflesso del nostro interno, della nostra anima!
E ci si innamora di persone differenti tra loro perché la nostra anima è in continuo cambiamento, in continua evoluzione.

Così mi sono divertita un po' a pensare alle diverse "sfumature" che nel tempo aveva assunto la mia anima.
E mi sono trovata a sorridere, anzi a ridere, su quel treno, guardando fuori dal finestrino, pensando alla mia anima riflessa nelle diverse persone a cui mi sono unita nel tempo.
E alla loro riflessa in me.
Ho incontrato delle persone che in comune hanno sempre avuto un'anima ricciola, con gli occhi vispi e estremamente logorroica.
E ridevo.
Ridevo pensando ad una sera, quindici anni fa, al De Sade, una discoteca di Milano. 
Quella sera durante la quale, la mia anima è stata australiana, bionda e spettinata, altissima e abbronzata, con gli occhi azzurri e con il piercing sulla lingua!