martedì 22 marzo 2016

/paˈura/


Paura
/paˈura/
Femminile, singolare!


Universale! Aggiungo!
Vitale.


Un sentimento primario che ci è talmente familiare da darlo quasi per scontato.
Una protezione primitiva che ha permesso l'evoluzione della specie.
Ora anche un'arma, in mano al potere, di chi paura non ha!


Ho parlato più spesso di coraggio che di paura.
Ho sempre pensato che l'audacia mi appartenesse di più.
Che essere coraggiosi significasse essere forti.
Così quotidianamente insegno ai miei figli ad essere coraggiosi.
Con un esempio forte di chi non si ferma mai davanti ai muri ma se non riesce ad abbatterli usa l'arguzia per aggirarli.
Con la tenacia di chi sa che non si può mollare mai.
Che la fortuna, alla fine, aiuta gli audaci, no?


Così dopo l'attentato di Parigi, quella notte, mi sono trovata a raccomandarmi di non avere paura, di guardare oltre.
Di credere che con il coraggio certi muri comunque prima o poi saranno abbattuti.
E solo stamattina, quando di nuovo, ci hanno messo di fronte al "terrore" reale e vicino casa, quando la nostra colazione viene di nuovo interrotta da una colonna di fumo, sangue, urla, gente straziata, occhi spalancati, mani che cercano, pugni che stringono, prese di posizione, comunicati, rinforzi e minuti di silenzio, solo ora, mi sto rendendo conto che per esistere il coraggio e la forza non si può prescindere dalla paura.
Dobbiamo avere paura.
Dobbiamo riconoscere lo stato di sgomento e confusione che il nostro corpo ci invia a protezione.
Dobbiamo capire. Capire che prima di essere audaci, dobbiamo avere paura.
Soltanto così, se esiste una possibilità, solo sfruttando questo blocco indotto, se davvero sarà fattibile, solo prendendo coscienza, con i brividi sotto pelle e le pupille dilatate, se l'uscita ci sarà, solo lasciando che il nostro livello di accortezza aumenti, se soluzioni esistono, solo dopo la paura, potrà arrivare il coraggio!

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