Stamattina
sono stanca!
Spero siano i
sintomi dell’imminente cambio di stagione.
In realtà
penso sia colpa dello stress e del fatto che ieri sera ho tolto un cuscino, e
la mia cervicale ne ha risentito.
Ma parliamo
dello stress..
Partendo dal
presupposto, dalla mia legge interiore, che se esiste un problema deve
esistere per forza una soluzione e al contrario che se
non trovi la soluzione probabilmente non esiste nemmeno il problema, in
questo periodo mi sto ponendo una serie di serie domande.
Su che cosa?
Sulla mia
vita. Sul mio essere donna.
Sulla scelta
di diventare madre che ho fatto la prima volta a venticinque anni e la seconda
appena cinque anni dopo, quando un sacco di mie coetanee ancora vivono a casa
dei genitori perseguendo titoli di studio sempre più qualificanti e
collezionando esperienze di vita all’estero più di un conquistatore d’altri
tempi.
Sul mio aver
scelto di costruire. Costruire una famiglia.
Senza
rinunciare a nulla.
Lavoro di
responsabilità, non importa se totalizzante, non importa se lo stipendio
potrebbe essere migliore, non importa se i risultati sono lenti e forse il
nirvana non arriverà mai.
Un lavoro capace di gratificare il quarto di me
che ne ha bisogno.
Si un quarto
figli. Da un anno e mezzo un quarto
diviso due, quindi.
Un quarto
famiglia. Non solo un uomo. Non solo il
mio compagno. Non solo il padre dei miei figli. Ma anche i miei genitori e il
loro diventare anziani, mia sorella e mio fratello, i miei nipoti, le mie
amiche.
Un quarto
lavoro. Full time e distante da casa.
E un quarto semplicemente me stessa?
Ecco, forse è
questo il quarto che mi manca, quello che mi stressa.
Si mi faccio in quattro. Ma soddisfo
solo un terzo.
Ma ne vale la
pena?
Ho trovato utile:
Cosa? Iniziare a farmi
delle domande, serie e sul serio ed
iniziare ad essere sincera con me stessa.
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