mercoledì 27 febbraio 2013

Mi faccio in quattro. Ma soddisfo solo un terzo!


Stamattina sono stanca!

Spero siano i sintomi dell’imminente cambio di stagione.

Cosa che attendo come l’ultimo strappo della ceretta!

In realtà penso sia colpa dello stress e del fatto che ieri sera ho tolto un cuscino, e la mia cervicale ne ha risentito.

Ma parliamo dello stress..

 
 
Partendo dal presupposto, dalla mia legge interiore, che se esiste un problema deve esistere per forza una soluzione e al contrario che se non trovi la soluzione probabilmente non esiste nemmeno il problema, in questo periodo mi sto ponendo una serie di serie domande.

Su che cosa?

Sulla mia vita. Sul mio essere donna.

Sulla scelta di diventare madre che ho fatto la prima volta a venticinque anni e la seconda appena cinque anni dopo, quando un sacco di mie coetanee ancora vivono a casa dei genitori perseguendo titoli di studio sempre più qualificanti e collezionando esperienze di vita all’estero più di un conquistatore d’altri tempi.

Sul mio aver scelto di costruire. Costruire una famiglia.

Senza rinunciare a nulla.

Lavoro di responsabilità, non importa se totalizzante, non importa se lo stipendio potrebbe essere migliore, non importa se i risultati sono lenti e forse il nirvana non arriverà mai.

Un  lavoro capace di gratificare il quarto di me che ne ha bisogno.

Si un quarto figli. Da un anno e mezzo un quarto diviso due, quindi.

Un quarto famiglia. Non solo un uomo. Non solo il mio compagno. Non solo il padre dei miei figli. Ma anche i miei genitori e il loro diventare anziani, mia sorella e mio fratello, i miei nipoti, le mie amiche.

Un quarto lavoro. Full time e distante da casa.

E un quarto semplicemente me stessa?

Ecco, forse è questo il quarto che mi manca, quello che mi stressa.

Si mi faccio in quattro. Ma soddisfo solo un terzo.

Ma ne vale la pena?

Ho trovato utile:

Cosa? Iniziare a farmi delle domande, serie e sul serio  ed iniziare ad essere sincera con me stessa.

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