domenica 20 ottobre 2013

Martin! Si parla bene e si razzola male!

Qua ci si vuol distrarre!
Qua si viene per sorridere, confrontare le proprie idee, prendere qualche consiglio, farsi un'opinione sulle cose.
Qua infatti non si parla di politica, non si parla di decadenze, non si parla di Papa Francesco, dei rifiuti campani e nemmeno di Lampedusa.
Qua no!

Da qualsiasi altra parte si, però!
Si parla bene, si denuncia, ci si indigna a parole, ci si arrabbia e ci si scaraventa uno contro l'altro, in una guerra tra poveri, a parole!
Si pone pubblicamente condoglianza ai migranti.
Chissà poi se qualche preghiera viene veramente alzata nell'intimo o se chiuso il facebook della situazione poi ognuno si chiude nell'indifferenza.

Personalmente di solito preferisco il silenzio alla strumentalizzazione di certe cose.
Poi il disagio dell'individualismo forzato in un finto perbenismo purché condiviso e veicolo di viralità, vitalità, mondanità, di un attimo di fama, mi spinge a scrivere.

Vi racconto una storia.
Lui si chiama Martin.
La prima volta che l'ho visto, nella pensilina alla fermata dell'autobus sotto casa, stava facendo pipì in piedi, li esattamente dove si trovava, e si era dimenticato di rimettere dentro l'organo.
Era rimasto li in piedi, incurante degli altri, con il suo organo fuori a guardare nel vuoto. Perso!
La mia prima reazione fu di ridere. Ridere a crepapelle. Per lui ma soprattutto per la reazione di quelli intorno a lui. Erano increduli, schifati e arrabbiati.
Io non mi sono avvicinata.
Poi un'ambulanza. Una volante. Delle persone in divisa che parlavano con lui. Così ho scoperto il suo nome.
"Martin dai alzati, queste persone ci hanno chiamato, pensano che tu stia male, hanno paura, dicono che puzzi!"
"Martin dai vieni con noi!"
Lui è salito opponendo resistenza come un bambino che non vuole andare a letto.
E' salito ed è ricomparso il giorno dopo.
Più pulito. Con dei vestiti nuovi.
Ed è tornato li, sotto la pensilina alla fermata dell'autobus sotto casa.
Con la bottiglia di birra in mano, il suo modo di fare pipì, il pisolino sotto alla panchina.
Tutti i giorni.
Sempre uguale!
Un'ambulanza ogni tanto, una pattuglia, ormai quelle persone in divisa sanno chi è, e lui quando li vede arrivare delle volte va via, delle volte resta, oppone resistenza come un bambino e poi sale.
Su quell'ambulanza che gli regala una notte al caldo, una doccia e dei vestiti puliti.

Martin è giovane. Ha 28 anni. Forse è pazzo. Forse è solo alcolizzato. Forse è perso. Forse lo ha voluto, se l'è cercato, come si dice in questi casi. O forse gli è successo. Forse è stata solo sfortuna. Forse è stata la cattiveria di qualcun altro.
Forse!
Martin non è cattivo! Non ha mai picchiato nessuno, se ti chiede una sigaretta ti dice anche grazie!
Martin è solo!

Martin è Italiano!
Martin è solo!

Questa è solo una storia di milioni di altre storie simili.
Questo mi fa pensare a quanta solitudine ci sia in questo mondo e a quanto sia facile indignarsi a parole.
Anche io lo sto facendo.
La mia storia è piena di forse.
Dubbi che probabilmente non mi sforzerò mai di colmare.
Domande che non farò mai.
E continuerò a guardare Martin con un'intima voglia di aiutarlo, di far qualcosa, di cambiare il mondo. Di essere migliore!
E poi non farò nulla....
Scusa, Martin, ma non é facile!



2 commenti:


  1. Per facilitare la vita può essere d' aiuto anche un semplice sorriso, una carezza, non necessariamente l' aiuto deve essere materiale, non solo a Martin ma a tutte quelle persone che in mezzo ad un milione di esseri si sentono sole.... Sorridiamo quindi e aiutiamo tutti quelli che ne hanno perso l' abitudine !!

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